Discernimento spirituale - Lettera ai Responsabili

Quali criteri di discernimento?

Due premesse importanti


Prima: Il concilio Vaticano II insegna (leggi Lumen Gentium, n 2), basandosi sulla Sacra Scrittura, che lo Spirito Santo non solo guida la Chiesa per mezzo del ministero gerarchico o dei sacramenti, ma la arricchisce con le virtù e distribuisce ai fedeli grazie molto varie, anche speciali, come i carismi, con le quali la prepara ad affrontare le difficoltà e le necessità che si presentano nel suo cammino per il mondo. Queste grazie e questi carismi devono essere accolti con gratitudine dalla stessa Chiesa.

Seconda: Spetta unicamente all’autorità della Chiesa esaminare quei carismi per comprovarne l’autenticità. Certo, non si deve soffocare lo Spirito, ma riconoscerlo per mezzo di un attento discernimento, per accettare ciò che è buono e respingere ciò che non lo è (1 Ts 5,12. 19-21).

Alcuni punti di riferimento


  1. I carismi o grazie speciali, che sono all’origine di gruppi, movimenti, associazioni nati dallo Spirito Santo, sono doni concessi non per il bene del singolo individuo credente, ma per il bene comune della Chiesa. Bisognerà allora esaminare attentamente la loro conformità o meno con la fede e la morale insegnata dalla Chiesa per tutti i credenti. Un gruppo che si presenti senza l’esplicita volontà di una piena e sincera adesione al magistero universale della Chiesa non potrà mai essere un’iniziativa ecclesiale degna di questo nome. A meno che non cambi il suo atteggiamento! L’Associazione Eucaristica Riparatrice, da quando è sorta (1927) fino ad oggi, si è sempre preoccupata di mantenere viva e ferma questa volontà di adesione al magistero ecclesiastico e di sincera comunione con i Pastori della Chiesa che è in Italia. E ciò a costo di notevoli sacrifici.

  2. Un altro punto da esaminare e verificare sarà quello dell’accettazione dell’autorità dei pastori della Chiesa, che con la legittimità del loro governo sono posti a guida dei fedeli. La ribellione, la pretesa indipendenza o l’insubordinazione sistematica non sono certamente opera dello Spirito di Dio. In qualche caso particolare, sarà possibile o necessario ricorrere legittimamente a un’autorità superiore. Ma non dimentichiamo le parole di Paolo VI che richiamava l’attenzione sui fermenti di divisione della Chiesa in alcuni gruppi "più che d’altro gelosi d’arbitraria e, in fondo, egoistica autonomia, spesso mascherata di pluralismo cristiano o di libertà di coscienza... quando preferisce pericolose ed equivoche simpatie... alle amicizie cristiane fondate su basilari principi, indulgenti verso i comuni difetti, e bisognose sempre di convergenti collaborazioni (Omelia del Giovedì Santo 1969). Saranno dunque segni negativi di un gruppo che si dice ecclesiale e quindi anche della nostra Associazione: l’opposizione per sistema, la critica amara, lo spirito di divisione (cfr.Gv 17,2021; Gal 5,20-24). Se tali difetti si dimostrassero endemici, cioè permanenti nell’istituzione e non sporadici o momentanei, indicherebbero chiaramente l’assenza o la negazione dell’obbedienza allo Spirito nell’ispirazione originaria che muove il gruppo. In positivo, il gruppo deve promuovere in tutti i modi e con tutte le sue forze la comunione ecclesiale. E questo non solo nei confronti dell’autorità ecclesiastica, (Vescovi, Parroci, Rettori di chiese, ecc.) ma anche verso i fedeli, mostrando prima con il nostro esempio di vita poi - se occorre - anche con le parole che solo l’Eucaristia è il sacramento dell’unità e della comunione piena tra noi e Dio e tra noi e ogni fratello. Con le nostre sole forze non riusciremo mai a raggiungere l’unità voluta da Gesù e da Lui chiesta al Padre per noi prima di percorrere la via del Calvario.

  3. Un altro punto che bisogna osservare riguarda il fine o gli obiettivi di un determinato gruppo, movimento o associazione. In proposito l’art. 3 del nostro Statuto recita: "L’Associazione in conformità allo Spirito francescano ha lo scopo di:

    • promuovere la spirituale educazione eucaristica dei propri membri;

    • ridestare e ravvivare nella società la fede e la riconoscenza verso Gesù Cristo presente eucaristicamente nelle nostre Chiese;

    • risarcire gli oltraggi che vengono perpetrati verso il SS.mo Sacramento con sacrilegi, profanazioni, irriverenze e trascuranze". Gli obiettivi della nostra Associazione coincidono esattamente con lo specifico fine religioso della Chiesa in generale, cioè ricentrare nell’Eucaristia tutta la vita e la pastorale della Chiesa. Tuttavia - allargando il discorso ad altri gruppi - si possono assumere alcuni aspetti della vita umana che i suoi membri, in quanto cristiani, devono fare propri per santificarli o promuoverne la rettitudine secondo le diverse vocazioni. Ad esempio, l’aspetto sociale, culturale o politico. Ma tutti gli obiettivi che ogni movimento si propone di raggiungere dovrebbero essere integrabili con la finalità della Chiesa e soggetti a essere illuminati dai principi di fede, morale e disciplina ecclesiale.

  4. Come Associazione Eucaristica Riparatrice dobbiamo chiederci se il nostro atteggiamento nella Chiesa è giusto o da rettificare. Ci consideriamo una parte della Chiesa o un suo membro (questo è infatti l’atteggiamento giusto), oppure vogliamo presentarci come "la Chiesa", una specie di surrogato dell’istituzione ecclesiale globale, in cui cerchiamo di far entrare tutti i componenti della comunione ecclesiale come se solo partecipando dello spirito promosso dalla nostra Associazione si potesse realizzare la Chiesa nella sua totalità? Un atteggiamento simile - non vorrei che serpeggiasse anche tra le file delle Anime Eucaristiche Riparatrici! -, anche se ha le apparenze della comunione e dell’apertura universale, in realtà è settario ed esclusivista, dato che si considera tutto ciò che non è proprio della nostra Associazione infedele al vangelo e noi stessi come unici fedeli, negando cosi ogni pluralità d’ispirazioni possibili nella Chiesa, che è il punto di partenza della propria personalità dentro la Chiesa in comunione. Se ci comportassimo in questo modo saremmo ben lontani dalla logica evangelica e dal meraviglioso mistero della Chiesa-comunione! Ma ascoltiamo i nostri vescovi a riguardo: "La vita della nostra Chiesa è arricchita oggi, per dono del Signore, da molteplici realtà che operanocon efficacia nel campo della evangelizzazione e della testimonianza della carità. Ogni sforzo resterebbe però vano se non convergesse nell’impegno di edificare insieme la Chiesa e cooperare alla sua missione...... La presenza e l’azione apostolica di tanti religiosi e religiose che operano nelle nostre Chiese particolari è una grande ricchezza che va più efficacemente riconosciuta e valorizzata. La molteplicità e varietà di associazioni, movimenti e gruppi, che caratterizza oggi il laicato organizzato, costituisce un grande dono dello Spirito. Essi portano un contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa nel nostro tempo, con la loro ricca spiritualità, il forte radicamento evangelico, la freschezza e novità di slancio missionario negli ambienti di lavoro, di studio e di partecipazione sociale. Le Chiese particolari e le parrocchie, riconoscendo il valore di queste esperienze, ne promuoveranno la crescita in spirito di vera comunione. Per parte loro è necessario che le nuove realtà ecclesiali si mettano sempre più al servizio della comunità, se ne sentano parte viva e ricerchino in ogni modo l’unità, anche pastorale, con la Chiesa particolare e con la parrocchia". (CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità. Orientamenti pastorali per gli anni ‘90, n.l8).

  5. Un aspetto importante - che abbiamo cercato di tenere sempre desto - è la relazione che si stabilisce tra l’Associazione e l’individuo, che ha chiesto di fare parte del gruppo. E’ certamente un cattivo segno ogni tentativo di mancata considerazione per la vocazione e la situazione personale degli associati, di violenza o di strumentalizzazione dell’individuo al gruppo o associazione, senza possibilità di appello all’autorità superiore, ogni assolutizzazione che non sia di Dio. In generale si può dire che quando la persona che appartiene a un movimento ecclesiale è seriamente ostacolata nel pieno e fedele compimento dei suoi irrinunciabili doveri, non si può dire che quel movimento sia di ispirazione divina. Mi sembra che nella nostra Associazione non si verifichi questa triste esperienza. Vige l’atteggiamento della massima libertà nell’aderire ad essa e nel praticare gli impegni volontariamente accettati per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime. E anche quando non si può mantenere fede a tali impegni, per motivi seri, l’Associato non deve sentirsi in colpa, né in dovere di confessarsi, per non esservi stato totalmente fedele! Tuttavia - a scanso di equivoci - l’appartenenza all’Associazione, l’impegno di testimonianza e la solida spiritualità cristiana ed eucaristica devono essere autentici, sinceri, coerenti, vissuti e condivisi. Ne va della nostra dignità umana e credibilità cristiana!

  6. Come in ogni discernimento spirituale, bisogna osservare i suoi frutti. Ce li indica S. Paolo. Sono i frutti dello Spirito e non quelli della carne: "Amore, gioia, pace, longaminità, bontà, benevolenza fiducia, mitezza, padronanza di sé"(Gal 5,22- 23). Se vogliamo essere sinceri, dobbiamo dire che come Anime Eucaristiche Riparatrici abbiamo tanta strada da percorrere in questa direzione. Infatti, se i nostri sforzi non vanno in questa linea, ma conducono ad alimentare gli idoli del nostro tempo (gli odi, le discordie, le gelosie, i disordini e cose simili), dobbiamo decisamente rettificare il cammino, in un atteggiamento di profonda conversione. Ovviamente bisognerà vedere anche se quei "frutti della carne" corrispondono alla deviazione di alcuni o sono una realtà che coinvolge l’intera esperienza ecclesiale vissuta dagli Associati. Siamo, in ogni caso, sorretti dalla speranza che la grazia vincerà su ogni limite e peccato, in virtù della Risurrezione di Cristo, nostro unico Salvatore.