Carissimi Associati,
anche quest’anno il Signore ci dona la grazia di vivere il cammino quaresimale per giungere alla gioia della Pasqua, pienamente rinnovati nel suo Spirito.
Vi proporrei subito una riflessione alla luce dell’inizio della Quaresima, e cioè del Mercoledì delle Ceneri. Infatti, la fisionomia di questo giorno è presto delineata: apre il tempo quaresimale e si caratterizza per il rito delle ceneri.
Partiamo da quest’ultimo: che significa un po’ di polvere posta sul capo di ciascuno? Due cose, essenzialmente espresse dalle due formule alternative che l’accompagnano.
a) «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai».
La vita è breve, svanisce come un sogno. D’altronde il tempo è prezioso perché è lo spazio in cui ci costruiamo il destino eterno. Quindi va utilizzato con impegno e alacrità. Alle cose che passano non bisogna aggrapparsi; Paolo dice di servircene «come se non ce ne servissimo, perché il tempo è breve».
b) «Convertitevi e credete al Vangelo».
È un appello pressante che come uno squillo di tromba attraversa tutta la liturgia. Occorre farlo subito perché «questo è il momento favorevole… e il giorno della salvezza». Si tratta di questi quaranta giorni che Dio ci offre come uno spazio di grazia «per cambiare vita» e così arrivare con cuore purificato a celebrare la Pasqua. Non devono passare invano -fratelli e sorelle- non devo frustrare questa divina iniziativa. Ora il Signore mi chiama: e se poi tacesse? Ora bussa alla porta: e se non tornasse?
Le componenti essenziali di questo appello sono le seguenti:
Invito al pentimento: devo rientrare in me stesso, vedere coraggiosamente quello che non va e condannarlo e gridare al Signore: «ho peccato… abbi pietà».
Invito all’interiorità: bisogna partire dal cuore per cambiare la vita. Se non cambia il cuore non cambia nulla. «Fate a pezzi i vostri cuori. Non le vostre vesti». Naturalmente una volta mutati gli atteggiamenti interiori cambia anche la condotta esterna, cambia tutto l’uomo.
Appello all’autenticità: è il contrario del formalismo e dell’ostentazione che erano tipici dei farisei, e continuano a dominare il mondo. Bisogna fare «cose vere»: vere perché sgorgano dal cuore. Questo vale anzitutto per i tre fondamentali impegni quaresimali: preghiera, digiuno, opere di carità. Vanno compiute «sotto lo sguardo del Padre che vede nel segreto» e non per essere visti dagli uomini.
Appello alla riconciliazione: «riconciliatevi con Dio». Apritevi in pratica ad un nuovo rapporto di comunione con Lui. Chi ci ha riconciliati è il sangue di Cristo: ma bisogna accogliere in sé la grazia e la potenza di quel sangue.
Appello ad un impegno ascetico esigente: è quel complesso di privazioni e rinunce volontariamente abbracciate che ci rendono più forti nella lotta contro lo spirito del male, ci aiutano a vincere il nostro egoismo, che ci chiude tristemente in noi stessi, guariscono le ferite interiori inferte dal peccato e aprono così la strada ad un profondo rinnovamento, a «una vita rinnovata ad immagine del Signore Risorto».
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Carissimi, stiamo celebrando l’Anno della Fede. Perché anche oggi per noi debbono esserci prove per la fede: la fede deve essere provata. Guai se tutto fosse facile, scontato, normale! La prova, tutto sommato è un momento felice: nella prova ho l’opportunità di dire ciò che penso, ciò che credo; ho l’opportunità di dirlo a me stesso e quindi al mio Dio e ai miei fratelli e sorelle. È illusoria una vita senza prove, la prova è il terreno di crescita della mia libertà. Invece noi abbiamo tanta paura della prova, tanta paura della fatica della fede. Perché? Perché crediamo poco e ci rifiutiamo di crescere nella fede!
Carissimi, allora «Buona Quaresima» in vista di una «Santa Pasqua».
E ogni giorno ripetiamo: «Signore io credo in Te, ma aumenta la mia debole fede!».
Padre Franco Nardi